Nell’imminenza di questo 25 Novembre, che l’ONU ha istituito come Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, partendo dall’assunto che ciò costituisce una violazione dei diritti umani, purtroppo dobbiamo constatare che l’obiettivo dell’eliminazione della violenza resta ancora molto, troppo lontano per qualsiasi paese al mondo che si definisca civile.
A dirlo sono le cronache delle violenze e femminicidi, pressoché quotidiane, che ci chiamano in causa tutti, con quella piccola o grande parte di responsabilità collettiva che ogni atto di violenza individuale porta comunque sempre con sé.
Il tema della violenza riguarda sempre più donne, anche donne con disabilità, ed è proprio la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità a specificarlo nell’art. 6, che riconosce donne e minori disabili come soggetti a rischio di “discriminazioni multiple“. Le donne con disabilità, infatti, sono frequenti vittime di violenza per la loro duplice condizione di donne e di persone con disabilità e sono numerosi i casi che le vedono vittime di violenze e discriminazioni a rappresentazione di un fenomeno non riconosciuto, impunito e molto spesso taciuto.
La giornata del 25 Novembre deve vederci tutti uniti contro questa piaga. E’ una giornata dedicata innanzitutto alle tante donne, mogli, compagne, fidanzate, sorelle, amiche, vittime di questa violenza immane; ma anche alle tante donne che hanno avuto la forza, l’opportunità e il coraggio di denunciare. E’ una giornata che deve diventare l’occasione per insegnare alle bambine e alle ragazze che nessun gesto di violenza va tollerato. Una giornata perché tutti gli uomini si fermino a riflettere e poi a isolare, denunciare, fermare i violenti che conoscono e tollerano.
Prevenire, educare, soccorrere, accesso alla giustizia, inclusione sono condizioni indispensabili per fermare tale violenza, condizioni per le quali è necessario il contributo di tutti per promuovere un cambiamento culturale radicale e contrastare questa emergenza sociale. La comunità tutta è, infatti, chiamata a un’assunzione di responsabilità, non solo nella promozione di una rivoluzione volta a sradicare stereotipi culturali e sociali che sono il terreno fertile della violenza, ma anche come ambito di opportunità. Opportunità concrete per la costruzione di un cambiamento ma anche opportunità di relazioni, di contesti, di spazi e risorse.
Tutti siamo chiamati ad un impegno costante ogni giorno, prima e ben oltre il 25 novembre, un impegno che generi una nuova cultura fondata sul rispetto reciproco, a tutela di ogni persona, perché non sia ogni volta troppo tardi.
Per Giulia Cecchettin e per tutte le Giulie d’Italia vittime di violenza